Via libera dalla Camera, l'equo compenso è legge. Meloni, restituirà dignità e giustizia
Con 213 voti a favore, nessun contrario, e 59 astenuti. Critiche dall'opposizione. Confcommercio: 'E' primo passo'
- Con 213 voti a favore, nessun contrario, e 59 astenuti. Critiche dall'opposizione. Confcommercio: 'E' primo passo'
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"Oggi la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo alla proposta di legge sull'equo compenso. Una norma che ha l'intento di riconoscere e tutelare la qualità e la quantità del lavoro svolto dai liberi professionisti nei confronti dei cosiddetti contraenti forti". Lo scrive la premier Giorgia Meloni sui social. "Una legge attesa da anni che ho voluto riproporre a inizio legislatura e di cui sono orgogliosamente prima firmataria insieme al collega Morrone - aggiunge -. Ringrazio tutti i deputati e i senatori per questo importante traguardo raggiunto volto a restituire dignità e giustizia a tanti professionisti a cui per troppo tempo sono state imposte condizioni economicamente inique".
Il testo è stato approvato con 213 voti a favore, nessun contrario, e 59 astenuti: i deputati del Pd. Il testo impone alle imprese bancarie e assicurative (e loro controllate e mandatarie) ed alle aziende con più di 50 dipendenti, o con un fatturato di oltre 10 milioni, di versare al professionista a cui affidano incarichi un compenso equo, "proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro" e "conforme ai parametri ministeriali" per la determinazione delle remunerazioni.
"Ci hanno visto arrivare e siamo arrivati! L'approvazione della legge sull'equo compenso è un risultato fortissimamente voluto dal governo, da Forza Italia e dall'intero centrodestra. Una vittoria che, da oggi, rende il Paese più inclusivo e civile". Lo dichiara il viceministro alla Giustizia e senatore di Forza Italia Francesco Paolo Sisto. "Un mercato in cui esistono scappatoie per non riconoscere il pieno valore economico di una prestazione professionale è un mercato iniquo e squilibrato. Era dunque doveroso intervenire con uno strumento normativo che mettesse ordine nella giungla dei patti leonini e dello sbilanciamento a favore dei grandi committenti, garantendo in particolare i professionisti più giovani. Lo abbiamo fatto, con tenacia e passione , a tutela di un intero settore e dei cittadini", conclude.
"Ci sono mestieri, come quello del giornalista, mortificati negli ultimi dalla concorrenza selvaggia, al ribasso, che ha penalizzato non soltanto gli operatori e ingessato il mercato, ma, ha diminuito la qualità dell'informazione. Per questa ragione è estremamente positivo che la proposta di legge sull'equo compenso per i professionisti appena approvata dalla Camera dei deputati riconosca anche i giornalisti tra i lavoratori che forniscono prestazioni d'opera intellettuale che hanno diritto ad una remunerazione equa, adeguata 'alla qualità e alla quantità del lavoro svolto'. Il testo approvato oggi sancisce questo principio per chi lavora in aziende - editoriali e non- con più di 50 dipendenti. Forza Italia ha contribuito ad estendere il numero di soggetti obbligati al rispetto delle disposizioni anche ai "contraenti forti", ovvero pubblica amministrazione, partecipate, controllate e mandatarie. Il lavoro autonomo, in tutti i settori, non può e non deve essere una giungla: la norma approvata dal Parlamento va nella direzione giusta". Così in una nota Paolo Emilio Russo, deputato e capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari Costituzionali.
"Finalmente il principio dell'equo compenso è riconosciuto da una legge dello Stato. E' una risposta attesa da tempo e per la quale ho molto lavorato nella scorsa legislatura, con una proposta di legge di cui ero primo firmatario, con l'obiettivo di colmare un chiaro deficit di tutele nei confronti dei professionisti. Una battaglia di civiltà volta all'affermazione di un principio sacrosanto che oggi viene sancito una volta per tutte: le prestazioni dei professioni vanno pagate sempre e in modo adeguato. Non si può più mortificare il know how di cui questo comparto è portatore e che rappresenta un imprescindibile fattore di competitività per l'intero sistema Paese". Lo dichiara il responsabile dei rapporti con le professioni di Forza Italia Andrea Mandelli.
"L'equo compenso è finalmente realtà. Con l'approvazione definitiva alla Camera della proposta di legge a prima firma Meloni, verranno infatti tutelati quei professionisti, inspiegabilmente criminalizzati dalle politiche del passato, che forniscono quotidianamente prestazioni d'opera intellettuale in favore di aziende e pubbliche amministrazioni. Grazie alle norme approvate oggi non ci saranno più professionisti sottopagati e verrà garantito loro un diritto chiaramente tutelato anche dalla nostra Costituzione". Lo afferma Tommaso Foti, capogruppo di Fdi alla Camera. "E' un primo passo - prosegue - verso una riforma che riguarderà la formazione, l'orientamento e l'accesso alla professione. Grazie al coerente e determinato impegno di Fratelli d'Italia è stato onorato un altro impegno assunto in campagna elettorale, atteso da anni da quel mondo delle libere professioni e che riceve oggi adeguata risposta".
"Il Pd è impegnato da tempo nell'approvazione di leggi che tutelano il diritto alla retribuzione equa per i lavoratori, come sancito dall'art. 36 della Costituzione. Per questo che siamo impegnati nella battaglia per l'approvazione del salario minimo legale ed è per questo che abbiamo lavorato per l'affermazione dell'equo compenso per i liberi professionisti. In quest'ottica abbiamo dato un contributo affinchè la norma, oggi approvata, fosse la più ampia ed estesa possibile. Con rammarico, invece, dobbiamo prendere atto che le nostre proposte migliorative sono state respinte dalla maggioranza". L'o dice Federico Gianassi del PD motivando la astensione del suo partito alla Camera sull'equo compenso. 'Avevamo chiesto, ad esempio, di estendere la platea delle imprese obbligate a riconoscere l'equo compenso, abbassando i limiti dimensionali ed estendo l'obbligo anche alle società di riscossione, così come avevamo chiesto di cancellare le sanzioni al professionista che è parte debole del rapporto e non può essere pure sanzionato se non gli viene riconosciuto un equo compenso. Avevamo inoltre suggerito di prevedere una norma transitoria che intervenisse su tutti quei rapporti in essere che non rispettano l'equo compenso. Abbiamo ricevuto, da governo e maggioranza, solo un muro invalicabile. Per tale ragione, pur apprezzando che la norma di oggi afferma il principio dell'equo compenso ed estende l'ambito di applicazione rispetto a quella del 2017, non possiamo non registrare con rammarico che si tratta di una occasione persa perché lascerà fuori dalla tutela ancora centinaia di migliaia di liberi professionisti. Ed è per queste ragioni che il gruppo Pd si è astenuto", ha concluso.
"Il Pd è impegnato da tempo nell'approvazione di leggi che tutelano il diritto alla retribuzione equa per i lavoratori, come sancito dall'art. 36 della Costituzione. Per questo ci siamo impegnati nella battaglia per l'approvazione del salario minimo legale ed è per questo che abbiamo lavorato per l'affermazione dell'equo compenso per i liberi professionisti. In quest'ottica abbiamo dato un contributo affinché la norma, oggi approvata, fosse la più ampia ed estesa possibile. Con rammarico, invece, dobbiamo prendere atto che le nostre proposte migliorative sono state respinte dalla maggioranza". Lo afferma Federico Gianassi, capogruppo del Pd in Commissione Giustizia della Camera spiegando l'astensione dei Dem sull'equo compenso. "Avevamo chiesto, ad esempio - spiega - di estendere la platea delle imprese obbligate a riconoscere l'equo compenso, abbassando i limiti dimensionali ed estendo l'obbligo anche alle società di riscossione, così come avevamo chiesto di cancellare le sanzioni al professionista che è parte debole del rapporto e non può essere pure sanzionato se non gli viene riconosciuto un equo compenso. Avevamo inoltre suggerito di prevedere una norma transitoria che intervenisse su tutti quei rapporti in essere che non rispettano l'equo compenso. Abbiamo ricevuto, da governo e maggioranza, solo un muro invalicabile". "Per tale ragione, pur apprezzando che la norma di oggi afferma il principio dell'equo compenso ed estende l'ambito di applicazione rispetto a quella del 2017, non possiamo non registrare con rammarico che si tratta di una occasione persa perché lascerà fuori dalla tutela ancora centinaia di migliaia di liberi professionisti. Ed è per queste ragioni che il gruppo Pd si è astenuto" ha concluso.
"L'equo compenso è legge, con un Governo che ha deciso di farla velocemente e male, senza ascoltare le rappresentanze. Un testo insufficiente che non garantisce alcun compenso equo ai professionisti". Lo afferma in una nota Chiara Gribaudo, vice presidente del Partito democratico osservando come quello approvato oggi sia "un testo che invece di sanzionare il committente inadempiente, prevede l'automatica responsabilità disciplinare del professionista sottopagato. Certo è che si poteva, si doveva fare meglio", conclude.
"Questa legge sull'equo compenso il Movimento 5 Stelle l'ha sempre sostenuta contribuendo a scriverla. E' un provvedimento importante per riconoscere al mondo delle professioni un compenso almeno dignitoso, che sia parametrato alla quantità e alla qualità del lavoro prestato. Purtroppo a causa del modus operandi della maggioranza e del governo, rimane l'amaro in bocca, perché si poteva fare molto meglio. La loro miopia ha sacrificato le legittime aspettative dello stesso mondo dei professionisti che avevano sottolineato alcune criticità del testo che stiamo approvando. La prospettiva adesso è quella di avere una legge molto meno efficace di quanto ci si aspettasse". Lo ha detto la deputata M5S Carla Giuliano nel corso della dichiarazione di voto sull'equo compenso. "Si doveva cancellare - ha aggiunto - la previsione delle sanzioni disciplinari a carico dei professionisti iscritti agli ordini che accettino un compenso non equo. E' chiaro che con il testo voluto dalla maggioranza si colpisce la parte debole dell'accordo economico e si disincentiva quella stessa parte a denunciare ai giudici il torto subito. Allo stesso modo, non si capisce perché la maggioranza e il governo non abbiano voluto estendere questa disciplina anche alle convenzioni già stipulate. Davvero un'occasione mancata per fare di una legge urgente e necessaria anche un'ottima legge".
"La normativa introdotta in tema di equo compenso per le prestazioni professionali costituisce sicuramente un primo passo la cui efficacia dovrà valutarsi in fase di attuazione" ed è "positivo che le professioni non organizzate vi siano comprese, ma la determinazione dei parametri del compenso equo deve essere preceduta da un'ampia interlocuzione e confronto con le relative rappresentanze". Lo si legge nella nota di Confcommercio professioni che apprezza "finalmente l'estensione del provvedimento alla Pa. Restano le perplessità sulla limitazione ai soli rapporti di natura convenzionale e ci auguriamo che a breve si possa ampliare l'ambito di applicazione", si chiude la nota, dopo il varo definitivo alla Camera dell'equo compenso.